L'ostinazione dei vinti |
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Scritto da Redazione | |
domenica 21 ottobre 2007 | |
Piero Craveri, Novecento controverso L’ostinazione dei vinti Giampaolo Pansa torna con un quarto libro sulla guerra civile strisciante dopo il 1945: «I gendarmi della memoria» hanno perso l’egemonia, ma c’è chi continua a negare, in «Il Sole-24 Ore», 21 ottobre 2007, p. 37. Giampaolo Pansa con questi Gendarmi della memoria è al suo quarto libro consecutivo sul tema della guerra civile italiana che accompagnò e seguì la Resistenza al nazifascismo. Anche in questo sono raccolte una serie di cronache di violenza di quegli anni. Tra le vittime non ci sono solo fascisti, molti sono apolitici, di solito borghesi benestanti, altri numerosi sono partigiani e militanti politici non comunisti. Pansa ne ricostruisce le biografie e gli avvenimenti che portarono alla loro morte o scomparsa. Sono cronache, dietro a cui c'è una documentazione non controvertibile e che nemmeno le polemiche a cui hanno dato luogo hanno messo in dubbio. Sono materiali di una storia che solo in parte è stata scritta e rispetto a cui Pansa sembra volersi limitare a fornire appunto l'evidenza, perché non venga più negata. Egli si pone così due interrogativi: perché non sono stati fino a oggi presi più che tanto in considerazione e perché anche oggi c'è chi vuole negarne o minimizzarne l'esistenza? L'ultimo interrogativo è poi il filo conduttore di questo libro. I Gendarmi della memoria sono quelli che ostacolano il necessario processo di conoscenza, in particolare non sono soltanto i critici di Pansa, ma i suoi, spesso minacciosi, persecutori. Per dare una risposta a questi interrogativi e conferire un valore alle cronache stesse di Pansa, non si può a questo punto che incominciare a fornire delle interpretazioni storiche. In questo libro ad esempio si mette in evidenza il giudizio di uno storico, Giovanni De Luna, che dichiarò, tempo fa, che la storiografia revisionistica aveva ormai vinto, facendo prevalere la tesi che la Resistenza non fosse più il dato fondante della Repubblica. Forse ci sono libri di ispirazione neofascista, neoborbonica, neomonarchica che hanno sostenuto tesi del genere, ma non hanno carattere storiografico. È esatto invece dire che c'è un'interpretazione storiografica a carattere politico ideologico, riproposta da De Luna e già tradizionalmente propria dei comunisti e di una parte dell'antifascismo militante, che in questi anni ha perso la sua egemonia interpretativa a seguito delle evidenze della storia. Premessa non controversa è costituita dal carattere unitario della Resistenza nelle sue finalità democratiche e patriottiche, sia a livello militare, sia politico. La conduzione della lotta di Liberazione, la linea politica del Clnai e del governo di Roma lo confermano, pur essendo diverse invece le motivazioni e anche in molti casi i comportamenti delle forze della Resistenza. Il dissenso interpretativo riguarda quando queste divergenze incominciarono a prendere il sopravvento dopo il 25 aprile. Dalla Liberazione all'aprile 1948 l'Italia si trovò infatti sull'orlo di una seconda guerra civile, che avrebbe trovato poi le sue esplicite motivazioni nella "guerra fredda". La situazione internazionale e la strategia che Stalin avrebbe adottato verso l'Europa Occidentale ne furono infatti le discriminanti. Ma appunto perciò il Pci si era preparato anche a un'ipotesi di sfondamento sovietico. C'è oggi una documentazione inconfutabile su questo punto. Anche in queste cronache di Pansa non è un caso che, soprattutto nel "triangolo della morte", tutti i tentativi che vennero fatti dall'interno stesso del Pci per normalizzare la situazione si siano arenati davanti al no di Secchia, responsabile dell'allora potente apparato militare del Pci. La "doppiezza" del Pci in quegli anni non era solo di natura ideologica, ma consisteva in due diverse strategie di conquista del potere, la cui scelta dipendeva principalmente da Mosca. E se prevalse la linea di Togliatti, il partito avrebbe comunque compiuto la scelta opposta, qualora gli fosse stata imposta. Il giudizio su quegli anni non può essere così più quello di una marcia solidale verso la democrazia, ma di un confronto decisivo, a cui solo l'esito delle elezioni del 18 aprile 1948 diede una risposta definitiva. Anche le "cronache" di Pansa trovano in ciò una precisa collocazione, mentre i suoi "guardiani della memoria" sono armati, più di quanto egli stesso reputi, dalla sola "ostinazione dei vinti". Vinti definitivamente dal crollo dell'Urss, ultimo pilastro di quella interpretazione politico ideologica della Resistenza e della fondazione della Repubblica che fu principalmente dei comunisti. La Liberazione. Fascisti catturati dai partigiani a Milano il 25 aprile 1945 (Il Sole-24 Ore, 21 ottobre 2007, p. 37) |
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Ultimo aggiornamento ( lunedì 22 ottobre 2007 ) |
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