Centro Studi Repubblica Sociale Italiana
Nei sotterranei del Castello di Brescia le carte segrete della Gnr PDF Stampa E-mail
Scritto da Redazione   
domenica 19 luglio 2009

Antonio Arrigoni, Nei sotterranei del Castello di Brescia le carte segrete della Gnr, in «Giornale di Brescia», 13 giugno 2009, p. 46.

 

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Con l’instaurarsi della Repubblica sociale italiana, Brescia diventa una sorta di star sulla scena nazionale. Tra i tanti uffici e ministeri, in città prende casa, a villa Brivio, anche il generale Ricci, comandante della Guardia Nazionale Repubblicana, l’organismo che incorpora, tra gli altri, i carabinieri. Il comando generale della Gnr viene stabilito in castello. Di lì la Gnr domina la città. Come a dire: qui comandiamo noi. In superficie il castello diventa una mastodontica caserma: le compagnie Lazio, Ausiliaria, Ordine Pubblico, Pronto intervento, qualche plotone di SS tedesche, la guardia personale di Graziani, la Commissione permanente di disciplina della Gnr, oltre ad un via vai di militi di passaggio che al comando generale vengono a prendere le consegne.

I sotterranei e le cavità carsiche del Cidneo, che solo recentemente si è cominciato ad esplorare in modo compiuto, si prestano invece e più che bene come prigione. Si sa che gli uomini della Guardia ci vanno giù pesanti con le reclusioni, specie in presenza di una guerra civile. Renitenti alla leva, oppositori politici, disertori, delinquenti comuni. I meandri sotterranei del castello si gonfiano di detenuti. Per tutti i «600 giorni di Salò» la fortezza assurge a vero e proprio spauracchio nell’immaginario della popolazione. Sappiamo tutti come sono andate le cose per i fascisti. E come per ogni buona storia che si rispetti, ai cattivi viene comminata una pena uguale e contraria a quella che a loro volta hanno inflitto agli ex oppositori. E, se possibile - ha pensato qualcuno - in misura molto maggiore.

Dopo l’aprile del ’45

Il castello diventa lo spauracchio degli ex fascisti. Dalle ore 13 del 26 aprile ’45 fino almeno a tutto il ’46 gli antifascisti - o sedicenti - cedono il testimone ai neo-inquilini: una moltitudine composita, fatta di fascisti e presunti tali (e quanti), prigionieri di guerra e militari disertori sotto la Rsi, ma che avevano comunque la colpa di aver vestito anche solo per qualche ora la camicia nera. Tacendo dei secoli precedenti, tra le mura del castello di Brescia se ne sono viste di tutti i colori, durante e dopo l’ultima guerra. E come ogni buon castello che si rispetti, anche il nostro porta in dote il suo bel carico di mistero.

Così, pescando tra i processi ai fascisti della Corte d’Assise straordinaria (in corso di inventariazione all’Archivio di Stato di Brescia), si incappa nel fascicolo di G. B., classe 1898, colonnello della Gnr di stanza alla Compagnia di disciplina dall’inizio del ’45, e pizzicato dai partigiani durante il fuggi fuggi generale. Dall’interrogatorio emerge che il Comando Generale della Gnr, verso i primi di aprile del ’45, sentendo odore di tracollo, dà ordine a G. B. di nascondere, nelle segrete del castello, del materiale che evidentemente non doveva cadere in mani nemiche. G. B. si dà quindi da fare: «in due sere consecutive verso le 22, con due militi da me ritenuti fedeli, nascosi una quarantina di casse e custodie di labari e gagliardetti con le aste». Almeno così afferma l’imputato.

La «confessione» di G. B.

 

E messo sotto torchio dai carcerieri G. B. canta come un uccellino. Il primo nascondiglio: «Recarsi al Torrione che guarda verso porta Trento, accanto al torrione vi è un ingresso ad arco, a destra di questo ingresso vi è un quadro in legno degli interruttori della luce; passando sotto l’arco si entra in un cortile, a destra, nella parete centrale vi è una porta della stanza che conteneva dei lubrificanti e accanto a questa porta vi è il primo nascondiglio murato in mattoni rossi e coperti con cemento». Secondo nascondiglio: «Davanti al primo nascondiglio vi è un cancello di ferro, si entra da questo cancello e, dopo un passo a sinistra ha inizio un camminamento che porta al rifugio antiaereo della caserma; percorsi circa dieci metri di questo camminamento c’è un cunicolo, anche questo fatto murare, ad arco. Questo cunicolo ad arco si trova quasi alla fine del camminamento e a pochi metri dalla prima parete antischegge». Sembra quasi di vedere il tenente Petaccia (l’inquisitore) che si frega le mani. Recuperare i documenti compromettenti (altro che labari) è un gioco da ragazzi, avrà pensato. Ma il gioco si fa subito pericoloso. I nascondigli sono minati per bene. Chi non risica non rosica, avrà pensato invece, sorridendo, il colonnello G. B.

Non è dato sapere se quelle fantomatiche casse siano state poi recuperate. A noi piace pensare che non lo siano. Certo è che per un segreto che si scopre, chissà quanti altri sono ancora celati dietro i muri o nei sotterranei del castello. Sogni proibiti degli storici. Curiosità per il turista. Abbattere un muro e trovare, chissà, il carteggio del secolo. 
Ultimo aggiornamento ( martedì 28 luglio 2009 )
 
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