Centro Studi Repubblica Sociale Italiana
«L’omicidio di Gentile? Fu un atto di guerra». Una sentenza riapre il caso.
Scritto da Redazione   
giovedì 28 maggio 2009

Messina Dino, «L’omicidio di Gentile? Fu un atto di guerra». Una sentenza riapre il caso. E gli storici tornano a dividersi, in «Corriere della Sera», 10 maggio 2009, p. 35.

 

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L’attentato a Giovanni Gentile fu «un atto di guerra» e quindi è diffamatorio definire come «assassino vigliacco» Bruno Fanciullacci, il gappista che sparò al filosofo il 15 aprile 1944. Così la Corte d’appello di Firenze l’altro ieri ha ribaltato la sentenza di primo grado nella quale il senatore del Pdl Achille Totaro e il consigliere comunale Stefano Alessandri erano stati assolti dall’accusa di diffamazione. Ora dovranno risarcire la famiglia con la somma simbolica di un euro.

I fatti, come li ha riferiti un’attenta cronaca del «Corriere fiorentino», risalgono al gennaio 2000, quando Totaro, all’epoca consigliere comunale di Alleanza nazionale, durante un’accesa discussione a Palazzo Vecchio sull’organizzazione di un convegno dedicato al filosofo, si scagliò contro la figura di quel partigiano, leader del commando gappista, che si gettò da una finestra di Villa Triste dopo essere stato catturato e torturato dai fascisti. Fanciullacci venne onorato con una medaglia d’oro alla memoria. Memoria che sua sorella Giuseppina ha voluto difendere con un’azione legale.

Questa vicenda giudiziaria, all’apparenza marginale, e la bagarre che si è svolta in tribunale dove l’esponente del Pdl è stato insultato da avversari di Rifondazione comunista, riaprono una ferita nella memoria nazionale e locale. Non a caso il capogruppo dei senatori del Pdl Maurizio Gasparri ha citato Il sangue dei vinti di Giampaolo Pansa e annunciato un’inchiesta per individuare le responsabilità di chi non è stato in grado di garantire il sereno svolgimento del processo, i difensori di Totaro hanno detto che presenteranno ricorso in Cassazione e l’Anpi ha invece affermato che «la sentenza ha reso giustizia alla figura e alla memoria dell’eroe Bruno Fanciullacci».

Ultimo aggiornamento ( sabato 06 giugno 2009 )
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Se la memoria storica diventa caricatura
Scritto da Redazione   
giovedì 28 maggio 2009

Battista Pierluigi, Se la memoria storica diventa caricatura, in «Corriere della Sera», 20 aprile 2009, p. 26. 

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Ancora. Nel 2009 uno studioso, Domenico Losurdo, scrive al manifesto per affermare che Stalin, certo, si macchiò di qualche colpa, ma insomma non è che dobbiamo trascurare i sempiterni crimini americani. Ancora. Il quotidiano Liberazione, suscitando il comprensibile orrore di Rina Gagliardi, spende parole «giustificazioniste» sulla tirannia stalinista e trasforma il giornale in una parodia degli anni Cinquanta. Ancora. Ai funerali romani di Giano Accame, un intellettuale raffinato e coraggioso che ha speso la sua vita per smantellare gli steccati ideologici del Novecento senza rinnegare nulla di se stesso, qualcuno si è premurato di omaggiare la salma con il saluto romano e con le parole d’ordine della liturgia fascista e neofascista. Ancora.

Ancora. La memoria storica si macchiettizza, si consuma tra nostalgie e rimpianti, mette in scena, deformandoli nella caricatura, gli stereotipi del passato. A Hollywood non si spreca niente, e viene riciclata l’immagine immacolata del «Che» ridotto a santino rivoluzionario. Nelle periferie della politica italiana ci si accapiglia senza requie sulla toponomastica ideologica: discussioni su «via Almirante» invece della manutenzione delle strade, dibattiti su «piazza Togliatti» anziché semplificare la vita di chi si sobbarca la fatica della raccolta differenziata. Ancora. Come ogni anno, come gli ultimi del secolo scorso e i primi di quello nuovo, il centro della polemica politica si sposta sul dilemma inestinguibile: partecipare o meno alle celebrazioni del 25 aprile sfidando i rituali fischi e le abitudinarie contestazioni? Ancora.

Ultimo aggiornamento ( sabato 06 giugno 2009 )
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Sfratto alla Fondazione Spirito, archivio della destra
Scritto da elena   
giovedì 28 maggio 2009

Antonio Carioti, Sfratto alla Fondazione Spirito, archivio della destra, in «Corriere della Sera», 24 aprile 2009, p. 47.

 

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La storia non si scrive senza fonti: documenti, testimonianze, pubblicazioni passate. E le fonti non si trovano se non c’è qualcuno che si sobbarchi il compito certosino e prezioso di conservarle e metterle a disposizione degli studiosi. Sono concetti elementari, ma purtroppo non pare che in Italia vi si presti molta attenzione, a giudicare dalle difficoltà crescenti che incontrano archivi e biblioteche.

L’ultimo esempio riguarda la Fondazione Ugo Spirito di Roma, finita sotto sfratto dopo che la sua sede, un tempo di proprietà dell’Inps, è stata ceduta a privati attraverso il meccanismo della cartolarizzazione. Il grido d’allarme è venuto dal «Secolo d’Italia», il cui direttore, Flavia Perina, ha rivolto ieri un pressante appello al ministero dei Beni culturali e al comune di Roma. Un patrimonio di 60 mila volumi e oltre quaranta fondi archivistici rischia di rimanere senza un tetto, con un danno enorme per i ricercatori che attualmente frequentano i locali di via Genova 24.

Nata nel 1981 intorno alle carte e alla biblioteca del filosofo Ugo Spirito, teorico della «corporazione proprietaria», una delle voci più inquiete e originali del fascismo, la Fondazione è stata presieduta tra il 1992 e il 1996 da Renzo De Felice, il maggiore biografo di Benito Mussolini, e oggi è guidata da un altro storico, Giuseppe Parlato. Con l’andare del tempo ha sviluppato diversi progetti, tra cui quello denominato Archivio delle destre, finalizzato a recuperare la documentazione necessaria a un solido lavoro di ricerca sui movimenti neofascisti e monarchici nell’Italia repubblicana. Se si pensa che l’archivio del Msi è andato perduto, si capisce l’importanza di un impegno che ha permesso di raccogliere numerosi fondi privati, sottraendo alla dispersione una gran mole di carte utilissime. Se oggi è possibile studiare la destra con cognizione di causa, una buona parte del merito va alla Fondazione Ugo Spirito.

Ultimo aggiornamento ( venerdì 05 giugno 2009 )
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