Scritto da La Redazione
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martedì 26 ottobre 2021 |
Dopo il successo delle mostre precedenti – con nostro orgoglio riallestite in trasferta anche oltre regione – il Centro Studi si propone di indagare la spinta propulsiva che ha generato all’indomani della fine della seconda guerra mondiale la ricostruzione a Brescia e, più in generale, in Italia. La nostra città, distrutta dai pesanti bombardamenti del 1944-’45, prontamente rinasce. Scommette sul futuro: il proprio e quello del Paese. Una «tensione ricostruttiva», quella di settant’anni fa, che si ripropone con forza oggi, nel momento dell’uscita dal dramma del Covid-19. Un primo campione di immagini e di documenti farà rivivere la ricostruzione in un’installazione artistica realizzata all’interno del Salone Vanvitelliano di Palazzo Loggia, visitabile dal 26 ottobre al 5 novembre prossimi. Gli spazi dell’installazione ricostruiranno per sommi capi la stagione febbrile della ripresa che avvia quella rivoluzione economica, sociale e civile passata alla storia come «miracolo economico». Si tratta di un iniziale affaccio espositivo che sarà possibile integrare e ampliare sia consultando il sito dedicato all’iniziativa (litaliariparte19451963.it) sia, soprattutto, visitando l’anno prossimo presso Palazzo Martinengo in città la mostra dedicata al tema. L’alto numero di visitatori che hanno frequentato le nostre precedenti iniziative – dedicate alla storia di Brescia, sempre debitamente inserita nel contesto nazionale – denota il grande interesse del pubblico per il proprio passato, per la propria storia, in particolare per la tenacia con cui i propri padri hanno saputo riprendersi dalle più tragiche avversità. Cittadini bresciani e di fuori provincia hanno manifestato un’attenzione che va ben oltre la curiosità di scoprire pagine di storia poco conosciute della propria terra. Hanno dimostrato anche un sincero afflato di conoscenza del proprio passato che è parte costitutiva dell’identità di ogni comunità. Come per gli anni precedenti, il Centro Studi in collaborazione con il «Giornale di Brescia» riserverà grande spazio al coinvolgimento, il più largo possibile, del pubblico attraverso i Collection Days. |
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Scritto da La Redazione
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sabato 11 settembre 2021 |
Nella triste ricorrenza dell’anniversario dell’attacco alle Torri Gemelle l’inaspettato odierno recupero di materiale archivistico inedito sulla costruzione delle fondamenta di questi giganteschi edifici ci permette un approfondimento storico legato anche al nostro territorio. Con i «due gemelli» – per lungo tempo considerati i più alti del mondo con i loro 110 piani e 412 metri di altezza – i bresciani hanno qualcosa da spartire. Risale al 1960 il progetto dell’Ente autonomo del porto di New York (la Port Authority) volto a costruire sulla punta occidentale di Manhattan, nel quartiere sacro agli affari, un Centro mondiale degli scambi (il World Trade Center): una «specie di Onu del commercio – riportavano con enfasi le brochure pubblicitarie del cantiere – in cui gli operatori economici di tutto il mondo saranno in continuo contatto tra loro. Invece di volare intere giornate per incontrarsi basterà attraversare il corridoio. Qui si potranno fare immediatamente le operazioni doganali, consolari e amministrative di ogni genere». Il cantiere investe un’area complessiva di 65.000 metri quadrati. Oltre alle due torri consta di quattro palazzi e di una piazza (ampia circa 20.000 metri quadrati e circondata da una galleria di vetrine per esposizioni), sotto la quale – in un’altrettanta immensa aerea – è previsto che saranno smistati i pedoni in arrivo da tutta la rete metropolitana della Grande Mela e dalle linee di comunicazione che uniscono Manhattan all’altra riva dello Hudson. La popolazione permanente dell’intero complesso è stimata come quella di una città di media grandezza: cinquantamila «inquilini». Ottantamila saranno invece le persone che ogni giorno verranno al Centro per sbrigare i loro affari. Tra le ditte titolari degli appalti spicca la Icanda Limited of Montreal associata alla ICOS (Impresa Costruzioni Opere Specializzate) di Milano. È qui che spunta la presenza di un bresciano. È alla ditta lombarda, coordinata tra gli altri dall’ingegnere desenzanese Francesco Brunner, che è affidata la progettazione e la direzione tecnica degli scavi e della costruzione delle fondazioni. Non solo i tecnici sono italiani, ma – stando agli articoli editi in quegli anni sul quotidiano statunitense «Il progresso italo-americano» – sulla riva dell’Hudson la maestranza, composta da circa 200 operai edili, è in larga parte italiana. E perché mai la Port Authority di NY si è rivolta al Bel Paese per scavare e impiantare le fondazioni? Perché la ICOS è all’avanguardia nel mondo per la costruzione di fondamenta su terreni, come quello in riva allo Hudson, acquitrinosi. C’è da scavare quindi fino al livello della roccia «un’enorme fossa lunga 300 metri, larga 200 e profonda una ventina» in una vera e propria «palude», tanto che le due linee della metropolitana che attraversano questa vasta area corrono in due grandi tubi metallici attorno cui preme l’acqua. È necessario un intervento innovativo che assicuri la tenuta delle fondamenta dalla corrosione dell’acqua. La soluzione che viene adottata per l’isolamento è il «Milan Method», il «Metodo Milano», una tecnica allora considerata rivoluzionaria. La cerimonia d’inizio lavori è fissata il 23 settembre 1966. «The New York Times» titola: «Coin Ceremony starts World Trade Center». Alla prima colata di calcestruzzo, mescolate al cemento, vengono buttate con cerimonia propiziatoria (la cosiddetta «Coin Ceremony») delle monete anche per sottolineare il respiro internazionale del progetto. Si gettano un dollaro d’argento, un vecchio cinque franchi francese, un penny britannico e un cento lire italiano. Quella moneta da cento lire ha resistito al crollo di vent’anni fa e resta lì a testimoniare l’inventiva di un bresciano di cui dobbiamo andare fieri. |
Ultimo aggiornamento ( lunedì 13 settembre 2021 )
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Scritto da La Redazione
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mercoledì 14 luglio 2021 |
Si terrà oggi il seguente convegno presso l'Università degli Studi di Bergamo dedicato al turismo in cui si tratterà anche di una modalità di fruizione del territorio legata alla nostra attività storica. Interverrà a rappresentare il Centro la nostra bibliotecaria: la dott.ssa Cinzia Pasini. Di seguito il programma: PMTS - Summer Think Tank Competenze ed esperienze per un turismo responsabile al servizio dei territori Università degli Studi di Bergamo, 14 luglio 2021 |
Ultimo aggiornamento ( mercoledì 14 luglio 2021 )
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