Spagna, Garzón rinuncia a indagare sul franchismo
Scritto da Redazione   
mercoledě 24 dicembre 2008

Elisabetta Rosaspina, Desaparecidos. Mossa a sorpresa del giudice osteggiato dalla procura. Spagna, Garzón rinuncia a indagare sul franchismo, in «Corriere della Sera», 19 novembre 2008, p. 16.

 

 

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Le inchieste passano ora ai tribunali locali Non sarà più il giudice dell’Audiencia Nacional a occuparsi di quelli che considera crimini contro l’umanità.

 

C’è chi l’interpreta come un passo indietro e chi come un’astuta contromossa per evitare l’insabbiamento dell’inchiesta.

L’ultimo colpo di scena nella lunga partita tra il giudice Baltasar Garzón e la Procura per la riapertura delle fosse comuni e delle indagini sui 114 mila desaparecidos della guerra civile e dei primi dodici anni della dittatura franchista è la rinuncia di Garzón all’istruttoria. Non sarà più lui a indagare su quelli che considera siano stati crimini contro l’umanità e perciò esclusi dalla prescrizione e dall’amnistia, sancita per legge nel 1979, tre anni dopo la morte di Francisco Franco, per chiudere (o almeno sospendere) i conti con il passato. Il magistrato si ritira, prima che sia probabilmente la Sala Penale dell’Audiencia Nacional a escluderlo, su richiesta dell’ufficio del pubblico ministero. Ma in questo modo Garzón gioca d’anticipo, passando la palla ai venti tribunali locali e scongiurando l’archiviazione definitiva della questione. Il magistrato insomma frammenta il suo dossier tra gli uffici istruttori delle 20 province in cui sono state localizzate le fosse comuni, la Sala penale e il ministero di Giustizia, ai quali rinvia gli atti e notifica di aver già costituito una commissione di esperti per lo studio della procedura tecnica di riapertura delle fosse. La sua iniziativa è illustrata in 152 pagine di ordinanza che estingue, per morte del reo, la responsabilità di Franco e di altri 44 fra dirigenti della Falange e alti ufficiali dell’esercito nazionale. Dichiarando di voler evitare «sovrapposizioni nel lavoro di raccolta dati», Garzón ribadisce però che è dovere dello Stato «indagare adeguatamente i fatti» e procedere alle riesumazioni, senza aspettare le istanze delle famiglie, dei sepolti senza nome.

L’avvocato Fernando Magán, rappresentate legale di quasi tutte le famiglie delle vittime, riunite nelle 22 associazioni per la memoria storica, vuole credere che andrà davvero a finire così: «Il clima giudiziario - dice - è diventato, già da tempo, molto strano. Il procuratore ha cercato in tutti i modi di fermare questa inchiesta. E le famiglie sono sconcertate, ma decise a non smarrirsi in questo labirinto giuridico. Ora che la commissione degli esperti passa in mano al ministro della giustizia, contiamo sull’appoggio del governo di uno stato di diritto». Garzón ha salvato così il salvabile? «Penso che abbia scelto il minore dei mali, prima che la Sala penale chiudesse il caso per sempre». Proprio domani sarà presentato al Circolo de Bellas Artes di Madrid un manifesto firmato da artisti e scrittori, come Juan Goytisolo, José Saramago, Ernesto Sábato, José Luis Sampedro, in appoggio a Garzón, ormai «dimissionario».

Ultimo aggiornamento ( lunedě 12 gennaio 2009 )