La pedagogia fascista inizia dal corpo. Educazione fisica, addestramento premilitare, occasioni di socialità salutari – come quelle vissute dai giovani nelle colonie o nei campeggi (ad esempio, i «Campi Dux) – tutto concorre alla formazione dell’“italiano nuovo”. L’Opera Nazionale Balilla (ribattezzata dal 1937 Gioventù italiana del Littorio) mira al «potenziamento fisico e morale delle forze vive della Nazione» anche attraverso la «terapia climatica». In tutta Italia dal 1926 si allestiscono colonie e campeggi. Non solo al mare e in montagna, ma anche lungo i fiumi, perfino nelle città e nei paesi. Nel 1941 gli edifici assegnati in tutto il territorio nazionale alle colonie toccano la vertiginosa cifra di 6.036 unità e i bimbi ospitati arrivano a quota 699.701. Il vanto del fascismo è di garantire una villeggiatura fino a quel momento appannaggio esclusivo delle famiglie borghesi e con ciò di procurarsi popolarità e consenso.





















