Dalla fine dell’800 i luoghi delle campagne risorgimentali diventano mete di escursioni turistiche per un pubblico sempre più ampio. Per l’assidua e crescente frequentazione si costruiscono in queste località locande per accogliere i visitatori. Non mancano escursioni organizzate dalle associazioni ciclistiche. Dal 1919, a primo conflitto mondiale concluso, si struttura un vero e proprio turismo di guerra. Di pari passo si diffonde il commercio di un’oggettistica ricordo ricavata dai vari relitti bellici rimasti sui campi di battaglia. L’articolo più popolare è il vaso in ottone ottenuto da un bossolo d’artiglieria, lavorato a sbalzo e cesello, a volte con il nome della località e l’anno di produzione.
Il fronte della “grande guerra” diventa meta di pellegrinaggi sempre più organizzati grazie alle associazioni combattentistiche e d’arma (dal Ventennio controllate direttamente dal Partito nazionale fascista) e dallo stesso Touring Club Italiano. Tra le molte iniziative del TCI volte a promuovere questo turismo, spicca l’epica “escursione nazionale” dell’estate 1925. Si sviluppa lungo 1.500 km percorsi in torpedone in undici giorni. Il TCI pubblica, inoltre, una serie di guide escursionistiche sui campi di battaglia per «ritrovarsi nel clima storico e cronologico della guerra e per orientarsi sullo stesso terreno delle battaglie».
















