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La rete stradale

I turisti giudicano un Paese in diversi modi. Il primo aspetto su cui si appunta la loro attenzione è la condizione delle strade. È, questo, anche il primo e il più impegnativo onere che si assume il governo italiano a partire dal primo dopoguerra. È sollecitato dall’aumento della circolazione automobilistica. Affiancato da vari enti, per tutti l’Istituto Stradale Sperimentale del Touring Club Italiano, interviene sulle strade per far fronte alla manutenzione delle massicciate e rimediare al loro stato penoso che scoraggia i viaggiatori, immersi come sono in nuvole di polvere. Dagli anni Venti provvede alla costruzione delle prime autostrade: la Milano-Laghi (1924), la Milano-Bergamo (1927), la Napoli-Pompei (1929), la Bergamo-Brescia (1931). Nel 1928 crea poi la nuova Azienza Autonoma delle Strade Statali (oggi Anas).
Il regime mussoliniano non si fa sfuggire l’occasione per magnificare l’operosità del fascismo. Dà ampio risalto, ad esempio, alla costruzione di una strada propagandata come un’«impresa dei titani”: si tratta della Gardesana occidentale, lungo la sponda bresciana del Benaco tra Gargnano e Riva. “Balconata delle meraviglie”, “la più ardita strada d’Europa”, “l’italianissima arteria”, “più forte della roccia” – così si ribattezza questa strada dal forte potenziale turistico in grado di sviluppare ulteriormente l’“industria del forestiero” sul lago.

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