Centro Studi Repubblica Sociale Italiana
L’ascesa e il declino della governante del Duce PDF Stampa E-mail
Scritto da Redazione   
mercoledì 26 agosto 2009

Antonio Arrigoni, L’ascesa e il declino della governante del Duce. A Salò Gianni Scipione Rossi presenta il suo libro «Cesira e Benito», storia di colei che fu detta «Suor Salutevole», in «Giornale di brescia», 26 agosto 2009, p. 30.

 

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Stasera a Salò alle 21, sul Lungolago Zanardelli, nell’ambito degli Incontri con la Storia in riva al Lago, lo staff del Centro Studi Rsi e l’assessorato alla Cultura di Salò, ospiteranno lo storico Gianni Scipione Rossi, autore di «Cesira e Benito. Storia segreta della governante di Mussolini».

Cesira Carocci (Gubbio 1884) poteva ben passare inosservata sul palcoscenico della storia. Per carità: ottima persona, lavoratrice infaticabile, una governante modello. Come tante. Con una particolarità: per 12 anni, dal ’23 al ’34, si è presa cura di Benito Mussolini. Su di lei si sono sprecati giudizi di ogni tipo: «cerbero in gonnella»; «preziosa informatrice per la Sarfatti»; «la ruffiana»; altri la vedevano come la vera «padrona di casa» del Presidente del Consiglio. Al dittatore la Carocci arriva per intercessione di Margherita Sarfatti, conosciuta durante il primo impiego in un noto albergo milanese. Il colloquio di assunzione della cameriera è freddo e sbrigativo: «È fascista?», domanda Mussolini. «Se non lo fossi non sarei mai venuta qui», risponde Cesira. Prenderà servizio il giorno successivo, con uno stipendio da leccarsi le dita. Mussolini non poteva sapere che stava aprendo le porte di casa ad una piccola rivoluzione di velluto. Non era facile avere a che fare con lui: burbero, introverso, solitario. La Cesira entra in punta di piedi nella vita di Benito e mette mano ad ogni cosa. A cominciare dal look del Presidente del Consiglio, a quel tempo dotato solo di un paio di abiti lisi, qualche camicia e due cravatte: «Cesira - disse Benito - vuole fare di me un milord». Le doti nascoste della governante vengono subito messe alla prova. Il ’24 è l’anno horribilis per il duce: la questione Matteotti gli acuisce l’ulcera e lo getta nella depressione. Cesira si trasforma in infermiera premurosa. Tra i due scoppia l’idillio. Diventa in breve una figura onnipresente nella vita del dittatore, custode dei segreti della casa ma soprattutto della salute del suo datore di lavoro. Mussolini da allora la vorrà con sé ovunque e le permetterà ogni cosa, perfino di interrompere le riunioni del Governo per farsi somministrare la medicina. È col duce anche quand’egli farà visita a D’Annunzio, al Vittoriale. Il Vate appioppa a Cesira il soprannome che la marchierà a vita: «Suor Salutevole, la dolce creatura che tiene lontano il Male». Col trasloco a Villa Torlonia, Mussolini richiama a sé la famiglia. La moglie Rachele reclama il ruolo di padrona di casa. Sarà l’inizio della parabola discendente di «Suor Salutevole». Rachele non vede in lei altro che un’invadente, ambigua e gelosa persona che tenta di sostituirla nella guida delle faccende domestiche, nonché una spia della Sarfatti. «Quella donna non mi piace (...) - sbotta Rachele -. Tu comanderai sull’Italia, ma qui è casa mia: comando io».

Il licenziamento è inevitabile. Mussolini, tuttavia, non si dimenticherà mai di lei. Nel ’34, il duce accorda all’eugubina un vitalizio di 700 lire, quando ancora nel ’39 Gilberto Mazzi canterà «se potessi avere 1000 lire al mese».

L’occhio attento, e riconoscente, del dittatore seguirà Cesira fin dentro la Rsi. Tramite Mazzolini, sottosegretario agli Esteri e conterraneo della Carocci, il regime trova il modo di sostenere «Suor Salutevole» e di assecondare, una volta di più, le sue richieste di una maggiore attenzione per i poveri della città.

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A stasera.
Ultimo aggiornamento ( mercoledì 26 agosto 2009 )
 
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