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Zanzare in guerra nell'Agro Pontino (1944-1945) PDF Stampa E-mail
Scritto da Redazione   
domenica 17 gennaio 2010

Riccardo de Sanctis, Zanzare in guerra nell'Agro Pontino. Lo storico di Yale Frank Snowden sostiene che furono i tedeschi a scatenare l'epidemia del 1944-45, violando il bando internazionale sulle armi biologiche, in «Il Sole 24 Ore», 13 dicembre 2009, p. 38.

Fra la primavera del 1944 e l'estate del 1945 una drammatica epidemia di malaria scoppiò nel Lazio, dalle foci del Tevere fino all'Agro Pontino. Nella sola Fondi si ammalò il 92% del l'intera popolazione. I contagiati furono più di 100mila, i morti alcune migliaia. Il riapparire virulento della malattia è sempre stato considerato una conseguenza imprevista dell'allagamento attuato dai tedeschi per rallentare l'avanzata degli alleati. La malaria sembrava all'epoca essere abbastanza sotto controllo grazie alle bonifiche iniziate nella regione fin dal l'800 e portate avanti, e molto propagandate, dallo stesso fascismo.Recentemente uno storico americano, il professor Frank Snowden dell'Università di Yale ha affermato che l'epidemia fu provocata dai nazisti di proposito, mettendo in atto un piano studiato fin nei minimi dettagli da due scienziati: Erich Martini ed Ernst Rodenwaldt. Si tratterebbe dell'unico atto di guerra biologica finora conosciuto del XX secolo.
Negli anni Trenta alcuni dei più famosi malariologi erano tedeschi. Fra questi Martini dell'Università di Amburgo aveva individuato nell'Anopheles labrianchae una specie portatrice della malattia il cui habitat preferito è l'acqua salmastra, ed era la specie più diffusa nell'Agro Pontino.


Martini era un convinto nazista, protetto di Himmler, come il suo collega Ernst Rodenwaldt di Heidelberg, un esperto di malattie tropicali e autore di una proposta di legge coloniale che prevedeva la pena di morte per chi avesse avuto rapporti sessuali con persone di un'altra razza, in nome della purezza del sangue.Sia Martini che Rodenwaldt avevano lavorato a lungo con i malariologi italiani come Alberto Missiroli ed Enzo Mosna, e conoscevano bene le paludi Pontine e i metodi adoperati per la bonifica.
Secondo Snowden i due, consapevoli che il loro piano avrebbe provocato una violenta epidemia (concependolo anzi come una sorta di vendetta contro gli italiani "traditori"), comunicarono alla Wehrmacht il metodo migliore per inondare l'Agro Pontino durante la stagione delle piogge fra l'Ottobre del '43 e il Marzo del '44.
In pochi giorni vennero distrutte le grandi pompe, una ventina, che servivano a tenere asciutte le terre intorno a Littoria (l'attuale Latina) e alle foci del Tevere.
Vennero fatti saltare canali e dighe, e allagati con acqua di mare centinaia di ettari di terreno fino a dove c'è oggi l'aereoporto di Fiumicino.
Si formò un enorme acquitrino di acqua salmastra in cui solamente la zanzara Anopheles labranchiae era in grado di riprodursi. Furono distrutti uno per uno anche i barconi che servivano per ripulire i canali dalle larve.I nazisti sequestrarono poi dai depositi della Sanità di Roma le scorte di chinino (quasi nove tonnellate) – l'unico medicinale in grado di combattere la malattia – e le nascosero a Volterra.
Alcuni scienziati italiani, a conoscenza del piano, invitarono i colleghi tedeschi a limitarsi agli obiettivi militari: per rallentare l'avanzata delle truppe alleate sarebbe stato sufficiente fermare le pompe allagando i terreni, senza far affluire l'acqua di mare che avrebbe favorito il diffondersi delle zanzare.
Enzo Mosna, nel novembre 1943 scrive «Ci siamo preoccupati di vedere se non fosse possibile all'armata tedesca di conseguire lo scopo bellico senza arrecare danni permanenti alla salute pubblica e all'agricoltura, o che si estendessero per un lungo periodo di tempo dopo la fine della guerra». Invocando la Convenzione di Ginevra rammentò a Martini e Rodenwaldt che l'esercito tedesco era tenuto a rispettare gli accordi internazionali relativi alle "leggi e usi di guerra" fra cui il bando sull'uso delle armi chimiche e biologiche. L'appello fu ignorato.
Fin qui la tesi dello storico di Yale accettata anche da altri studiosi come lo storico della medicina dell'università di Heidelberg, Wolfang Eckart che sostiene che «c'è una fitta rete di indizi a favore della tesi di Snowden. Anche se finora non si è mai trovata prova di un ordine scritto di attuazione del piano».
Nel 1944 il malariologo Alberto Coluzzi scrive nel suo diario: «Le idrovore ancora funzionanti erano state piazzate alla rovescia per dare salinità ai terreni costieri. C'era sicuramente chi sapeva bene quanto le acque salmastre potevano favorire lo sviluppo di certe specie di zanzara, le migliori vettrici della malaria».Un punto questo, dell'inversione delle pompe, sostenuto più volte da Snowden, ma che sembra poco probabile. Se non altro per motivi di meccanica come affermano gli ingegneri. Le pompe furono distrutte anche alla foce del Tevere, ma la Werhmacht era consapevole di star provocando un'epidemia che avrebbe colpito soprattutto donne, bambini e anziani?
Abbastanza scettico sull'atto di guerra biologico è Annibale Folchi autore di un volume su Malaria e uomini nelle paludi pontine 1870-1946. Fra l'altro, secondo lo storico di Latina, alcune pompe erano già state demolite dal genio militare italiano prima dell'armistizio.
Quando nell'estate del '44 i tedeschi si ritirarono, le condizioni dell'Agro Pontino erano drammatiche. All'allagamento si era aggiunta la distruzione di circa 2300 abitazioni dell'Opera Nazionale Combattenti e di oltre 1600 edifici pubblici.
Nel 1944 il numero dei malati nella sola provincia di Littoria (oggi Latina) superò i 100mila casi su una popolazione di 245mila persone. L'anno precedente, i malati erano stati 1217. Nella primavera del 1945 si pensò di evacuare completamente alcune aree.
Per colmo d'ironia l'operazione del l'esercito tedesco non rallentò l'avanzata delle truppe anglo-americane. L'offensiva avvenne nel maggio del '44 e gli alleati arrivarono a Roma il 4 giugno.
Gli americani attraversarono le paludi prima dell'inizio della stagione malarica: erano ben informati sui pericoli e la trasmissione della malattia e ricevevano periodicamente medicinali anti-malarici; adoperavano repellenti contro gli insetti, ed erano anche dotati di reti e protezioni negli accampamenti.

Ultimo aggiornamento ( domenica 24 gennaio 2010 )
 
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