Michele Sarfatti, Ma Pio XII non firmò, Un testo delle Nazioni Unite del 1942 denunciava con chiarezza lo sterminio degli ebrei e i suoi responsabili. Il papa non aderì e nel discorso di Natale si limitò ad allusioni vaghe, in «Il Sole 24 Ore», 10 maggio 2009, p. 37.
Il discusso pannello su Pio XII del Museo di Yad Vashem forma un angolo retto con il pannello «Perché Auschwitz non fu bombardato»; ci troviamo quindi in un punto espositivo dedicato al tema delle reazioni dei Paesi ed Enti non nazisti. Poco avanti i visitatori ricevono notizia del soccorso prestato a ebrei da enti cattolici di Assisi e altre città italiane; il pannello su Pacelli è quindi dedicato a lui, non all'insieme dei fedeli o al cattolicesimo in quanto tale. Il testo non presenta il papa come colpevole o corresponsabile dello sterminio e non lo definisce ambiguo. Inizia affermando che la sua reazione alla Shoah è questione controversa (a matter of controversy) e termina sostenendo: «il suo silenzio e la mancanza di direttive generali (guide lines) costringerò gli ecclesiastici (Church men) in tutta Europa a decidere per proprio conto come reagire». Questo riferimento al continente, ossia innanzitutto ai tre milioni di ebrei polacchi sterminati, segnala la forzata perifericità delle migliaia di ebrei italiani salvati in Italia da cattolici. Il "silenzio" attribuito a Pio XII discende principalmente dal brano: «Anche quando rapporti sull'assassinio di ebrei raggiunsero il Vaticano, il papa non protestò a voce o per iscritto. Nel dicembre 1942 si astenne dal firmare la Dichiarazione degli Alleati di condanna dello sterminio degli ebrei». Che la Santa Sede avesse ricevuto nel 1942 rapporti più che espliciti è cosa nota, grazie anche ai documenti da essa pubblicati. La Dichiarazione diffusa dai governi delle Nazioni Unite il 17 dicembre 1942 è invece sostanzialmente ignota in Italia (e viene qui proposta nella traduzione di Elisa Benaim): «L'attenzione dei Governi del Belgio, Cecoslovacchia, Grecia, Jugoslavia, Lussemburgo, Norvegia, Olanda, Polonia, Regno Unito, Stati Uniti d'America e Unione Sovietica e anche del Comitato Nazionale Francese è stata sollecitata da numerosi rapporti provenienti dall'Europa che affermano che le autorità tedesche, non paghe di aver negato in tutti i territori sui quali hanno esteso il loro barbaro dominio, i diritti umani più elementari alle persone di razza ebraica, stanno ora mettendo in atto il proposito di Hitler, molte volte annunciato, di sterminare la popolazione ebraica in Europa. Da tutti i territori occupati gli ebrei sono trasportati in condizioni del più abbietto orrore e brutalità verso l'Europa dell'Est. In Polonia, trasformata nel principale macello nazista, i ghetti istituiti dall'invasore tedesco vengono sistematicamente svuotati di tutti gli ebrei, all'infuori di pochi operai, altamente specializzati, richiesti dalle industrie di guerra. Non si hanno più notizie di nessuno di quelli portati via. Coloro che sono in buone condizioni fisiche muoiono lentamente per sfinimento in campi di lavoro. Gli infermi sono lasciati morire all'aperto o per fame o sono deliberatamente uccisi in eccidi di massa. Si calcola che li numero delle vittime di queste crudeltà letali sia di molte centinaia di migliaia di uomini, donne e bambini, del tutto innocenti. I Governi suddetti e il Comitato Nazionale Francese condannano nel modo più assoluto questa politica bestiale di sterminio a sangue freddo. Dichiarano che tali eventi non possono che rafforzare la risoluzione di tutti i popoli amanti della libertà di rovesciare la barbara tirannia hitleriana. Essi riaffermano il loro solenne impegno di far sì che i responsabili di questi crimini non sfuggano alla giusta condanna, nonché di intraprendere tutte le necessarie misure pratiche affinché tale scopo sia raggiunto». Il testo denunciava pubblicamente il genocidio in atto e assicurava la punizione dei responsabili. Esso conteneva i vocaboli: nazista, tedesco, hitleriano, ebreo, sterminio, crudeltà, barbaro, brutalità, letale, orrore, macello, eccidio, ucciso, nonché i riferimenti quantitativi «sterminare la popolazione ebraica» e «molte centinaia di migliaia». Il quadro proposto, pur inferiore al livello raggiunto dal genocidio, era abbastanza preciso. A mio parere la Dichiarazione (o una sua eco) raggiunse il gruppo dirigente dell'Italia fascista, producendovi quanto meno una reazione di attenzione: il 26 gennaio 1943 il capo di stato maggiore generale Cavaliere telefonò al comandante della quarta armata in Francia Vercellino per parlargli di «pubblicazione su giornali esteri di un proclama che deplora la lotta contro gli ebrei»; il 4 maggio seguente «Il regime fascista» di Farinacci pubblicò il corsivo «Sterminio integrale», che utilizzava quel vocabolo e contestava dichiarazioni americane su «responsabilità del popolo italiano e tedesco nei pretesi massacri in massa degli Ebrei e dei Polacchi», imputando invece agli Usa minacce di sterminio verso l'Italia. |